Quando si può Parlare di Abbandono del Tetto Coniugale
Quali sono le norme che regolano oggi l’abbandono del tetto coniugale
Indice
- Quando si può parlare tecnicamente di abbandono del tetto coniugale?
- Quando è legittimo abbandonare il tetto coniugale?
- L’abbandono del tetto coniugale: le conseguenze sul piano civilistico
- L’abbandono del tetto coniugale e il reato penale
- Quando è possibile abbandonare il tetto coniugale
- L’abbandono del tetto coniugale con i figli
Moglie e marito, per il Codice Civile, hanno l’obbligo di vivere insieme. La coabitazione è infatti uno dei requisiti del matrimonio.
Alla coabitazione, o convivenza, i coniugi possono derogare per brevi o lunghi periodi, di comune accordo.
Può infatti accadere che per motivi di lavoro, un ricovero ospedaliero o per una vacanza tra amici, i coniugi vivano a distanza l’uno dall’altro.
Quando si può parlare tecnicamente di abbandono del tetto coniugale?
Se uno dei coniugi interrompe senza l’accordo dell’altro la convivenza, abbandonando il domicilio della coppia, viola il dovere di coabitazione.
Dunque non è consentito lasciare la casa coniugale con la volontà di non farvi ritorno. In questo caso, se non sia intervenuta una separazione, si parla di abbandono del tetto coniugale.
Quando è legittimo abbandonare il tetto coniugale?
L’obbligo di coabitazione può essere violato legittimamente in alcuni casi.
Ipotizziamo che una donna abbandoni la casa coniugale perché sottoposta a violenza da parte del coniuge convivente. Nei casi di violenza domestica il magistrato valuterà come legittimo tale comportamento.
Altro caso di abbandono del tetto coniugale tra conviventi è quello in cui il coniuge scopra che l’altro lo tradisce, magari nella casa della coppia.
In questi casi, quando si verifichino situazioni di fatto o a causa di comportamenti inaccettabili da parte del coniuge o anche dai suoi familiari, ovvero se la relazione tra i coniugi è oggettivamente compromessa, o davanti ad una vera crisi matrimoniale in atto, la coabitazione può essere interrotta.
Infine, alcune sentenze hanno ritenuto che non ci sia abbandono del tetto coniugale nel caso in cui motivi di carattere economico impongono a uno dei due coniugi di trasferirsi altrove, anche contro la volontà dell’altro.
Si pensi ad un trasferimento della sede di lavoro di un coniuge che, se non effettuato, comporti la perdita del posto. In questo caso saranno valutate dal giudice le specifiche situazioni.
Le conseguenze dell’abbandono del tetto coniugale in questi casi comportano che sia il coniuge che si è allontanato a dover dare prova che l’allontanamento è giustificato da motivi inderogabili, che riguardano comportamenti dell’altro coniuge o dei suoi familiari.
Se così non fosse ci si vedrebbe addebitato il reato penale e la causa della separazione, con conseguenze importanti sul piano economico
L’abbandono del tetto coniugale: le conseguenze sul piano civilistico
Il Codice Civile obbliga i coniugi alla coabitazione. Chi non rispetta questo dovere, e non si trova in una delle cause già descritte, sarà sanzionato civilmente con la responsabilità (comunemente definita “addebito”) e la perdita del diritto al mantenimento, se economicamente più debole, da parte dell’altro coniuge.
Chi abbandona il tetto coniugale vedrà assegnarsi l’obbligo del mantenimento del coniuge e dei figli.
Si tratta non di una sanzione in senso tecnico, ma della concretizzazione del dovere di solidarietà che deriva dal matrimonio e dal fatto che l’altro coniuge ha diritto a conservare un tenore di vita adeguato.
Inoltre il coniuge che ha abbandonato il tetto coniugale non ha i diritti di successione in caso di decesso dell’altro coniuge avvenuto prima della sentenza di divorzio.
L’abbandono del tetto coniugale e il reato penale
Il Codice Penale, all’art, 570, introduce il reato di “Violazione degli obblighi di assistenza familiare”.
L’articolo prevede che l’abbandono del domicilio domestico o comunque il sottrarsi agli obblighi di assistenza dell’altro coniuge o ai doveri derivanti dalla responsabilità di genitore sia punito con la reclusione fino ad un anno o con una multa, il cui importo oscilla tra i 103 euro e i 1.032 euro.
La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si configura quando si tratti di allontanamento ingiustificato e connotato da un effettivo disvalore etico e sociale”.
Dunque il tradimento e la convivenza con un’altra persona costituiscono motivi per subire la condanna.
Può esserci il caso in cui il coniuge che ha abbandonato la casa comune continua a rispettare l’obbligo di fornire i mezzi per l’assistenza familiare.
Tuttavia se lo stesso non si occupa della moglie e dei figli, sottraendosi agli obblighi morali che riguardano gli altri componenti della famiglia, egli si vedrà condannare per abbandono del tetto coniugale.
Quando è possibile abbandonare il tetto coniugale
L’allontanamento da casa, anche se giustificato all’altro coniuge con il desiderio di separarsi, perché il legame affettivo con l’altro coniuge è finito, costituisce abbandono del tetto coniugale.
Tuttavia se è stato precedentemente depositato in tribunale un ricorso per richiedere la separazione, a quel punto, anche senza che il tribunale abbia avviato il procedimento, è possibile lasciare la casa coniugale.
L’abbandono del tetto coniugale con i figli
Infine si deve valutare il caso in cui un coniuge abbandona il tetto coniugale portando con sé la prole.
Chi si è allontanato deve in ogni caso fornire all’altro i suoi recapiti, per essere contattato. Non deve infatti essere impedito al partner di vedere i figli, se non sia intercorso nel frattempo un provvedimento del magistrato che disponga diversamente o disponga un calendario di incontri.
In caso di abbandono del tetto coniugale con i figli, il coniuge non potrà chiedere l’assegnazione della casa coniugale in sede di separazione.
Casa che è un bene prezioso, soprattutto in questi casi, e rischia di restare inabitata per qualche tempo.
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