Avvocato: è Illecito Offrire Difesa Gratuita per Acquisire Visibilità

Data pubblicazione: 2018-09-05
Tempo di lettura stimato: 3 minuti
Avvocato: è Illecito Offrire Difesa Gratuita per Acquisire Visibilità

Se l’avvocato scavalca i colleghi e offre difesa gratuita commette illecito disciplinare

Indice

Ogni volta che si parla di illecito in campo forense, in particolare nell'avvocatura, bisogna ricordare che, dopo la riforma delle professioni voluta dal Decreto del Dpr 137/2012 che ha attuato la legge 148/2011, la stipula di un'assicurazione è obbligatoria. La mancata stipula può portare a sanzioni pecuniarie, provvedimenti disciplinari o, nel peggiore dei casi, alla radiazione dall'albo degli avvocati. 

L'assicurazione professionale copre numerose casistiche ma per approfondire leggi cosa copre una polizza avvocato qui. 

Cosa è un illecito

Già in epoca romana se ne parlava, Marco Tullio Cicerone diceva infatti: “Licere id dicimus quod legibus, quod more maiorum institutisque conceditur. Neque enim quod quisque potest, id ei licet” (È lecito ciò che è consentito dalle leggi e dai costumi degli antenati. Non tutto ciò che si può fare è lecito).

Concetto antico ma molto attuale, al punto che, ancora oggi perché il termine illecito, indica nel diritto, un comportamento contrario alla normativa, che sia primaria o secondaria.

L'illecito deontologico nella difesa gratuita per avere visibilità

Potremmo dire che un illecito deontologico sia un comportamento contrario al dovere. Nel caso specifico della difesa gratuita offerta per avere visibilità ci sarebbe molto da dire.

Partiamo con il fatto che, in Italia, è possibile accedere alla difesa gratuita attraverso lo strumento del patrocinio per cui, chi non ha le condizioni economiche atte al pagamento della parcella di un avvocato, può comunque difendersi a spese dello Stato.

Detto questo, un avvocato che, scavalca i colleghi già designati come difensori offrendo difesa gratuita onde ottenere visibilità, soprattutto mediatica, commette un illecito deontologico. Lo ha sottolineato anche la pronuncia 69/2018 del Consiglio Nazionale Forense per capire che bisogna avere correttezza nei confronti dei colleghi. Ma qualcuno, forse, aveva bisogno di qualche chiarimento in più.

Il caso che ha portato alla sentenza n.69/2018

L'avvocato che aveva presentato un'offerta di difesa gratuita per motivi umanitari a una detenuta che, guarda caso, aveva l'attenzione mediatica. 

In questo modo non solo non ha avuto rispetto nei confronti dei colleghi avvocati, ma non ha rispettato gli articoli 19 e 22 del codice deontologico forense, compromettendo anche la cosiddetta faccia dell'Ordine degli avvocati. Per questi motivi era stato sanzionato con la sospensione dall'esercizio per diversi mesi.

Il legale aveva quindi impugnato la decisione davanti al Consiglio Nazionale Forense (CNF) sostenendo di aver assunto tale iniziativa esclusivamente per motivi umanitari.

Dichiarava inoltre di aver formalizzato le proprie scuse agli avvocati della detenuta e impugnava la decisione del Consiglio dell'Ordine degli Avvocati di Roma di sospenderlo.

Ciò nonostante, il CNF, ha rigettato le argomentazioni traballanti del legale con la sentenza n.69/2018 in quanto appariva lampante la condotta dell'avvocato che, scavalcando i colleghi, prospettava alla detenuta interventi risolutivi e gratuiti senza i presupposti necessari.

La sentenza del CNF è molto chiara: «L'antinomia di un tale comportamento non può essere sottovalutata anche per i suoi effetti sul piano dell’immagine di una categoria i cui componenti paiono contendersi occasioni di visibilità se non di lavoro» anche perché, tale modo di agire, gettava un'ombra sull'operato dei colleghi, dando il via a un'intrusione denigratoria nei confronti dei colleghi.